Matteo Lombardi
testo critico di Diego Pasqualin
“Se vuoi conoscere i tuoi pensieri di ieri, osserva il tuo corpo oggi. Se vuoi sapere come sarai domani, osserva i tuoi pensieri d’oggi”.
(Detto siciliano)
Questo è il mio corpo. Non lo offrirò in sacrificio per voi, perché ancora mi serve. Ne ho bisogno. Devo, voglio sentirlo e viverlo. Sovraccaricarlo di esperienza e sensazioni. Cosa potrei essere senza di esso? Spirito? Forse. Anima? Anche questo è possibile, ma per ora, questo è ancora il mio corpo. Alla nascita sono stato fortunato: quattro arti, due superiori e due inferiori, due mani e due piedi di cinque dita ciascuna, una testa, una dritta colonna vertebrale e il numero giusto di organi interni che permettessero a questa macchina di svolgere le sue funzioni. Tutto al posto giusto. Non perfetto in proporzioni e così aggraziato nelle forme, ma tutto sommato, correttamente funzionante. Eppure sono qui a scrivere una storia differente, che porta i segni sul mio strato epidermico di ciò che ho desiderato e fortemente voluto.
Per estetica, per insicurezza, per chissà quali altre motivazioni che fatico a ricordare, ora osservo le cicatrici che mi sono rimaste e, per risolvere quello che ai miei occhi poteva essere un difetto, ne ritrovo altri che hanno reso il mio corpo differente. Posso dire che quell’unicità ha lasciato il posto ad un’altra unicità. Forse volevo solo fuggire da me stesso e non avevo capito che, più semplicemente, sono quello che sono. Riposta la parrucca e tolto il trucco dal mio volto, sono un Clown fuori scena, senza riflettori o orchestra ad accompagnare i miei gesti. Sorrido quando incrocio la mia immagine riflessa da qualche parte, così come nell’osservare la silhouette del mio corpo proiettata a terra. Non sono Peter Pan e la mia ombra ha scelto di seguirmi ovunque per ricordarmi le scelte fatte; anche ora, mentre cammino tra l’installazione site specific di Matteo Lombardi, realizzata in occasione dell’evento “La materia non esiste” alla Fabbrica del Vapore, in occasione della Milano Design Week, non posso sfuggirle, anzi, i numerosi neon ne moltiplicano ed esasperano la profondità. L’opera di questo giovane scultore è composta da n. 7 plafoniere industriali metalliche, sulle quali, l’autore, è intervenuto potenziandone il numero dei neon che, normalmente, dovrebbero contenere. Mi domando se questa volontà di abusare concettualmente di quella che potrebbe essere una predisposizione,
non sia poi così diversa dalla rincorsa ad un ideale estetico che la società, con poca gentilezza invita a raggiungere e che la chirurgia, ormai, ha reso possibile.
Non vi è più spazio per quelli che sono sempre stati definiti “difetti”. Questo è il mio corpo e devo sacrificarlo per essere un individuo riconosciuto e accettato. L’amore? Quello è un altro racconto. Salomè non ha ancora compiuto la danza dei sette veli, eppure la mia testa è già stata imbandita su un vassoio di poco pregio, assieme ai bisturi, alle garze e agli anti dolorifici. Ormai poco importa... Si riaccendono le luci, più di quelle possibili e necessarie, devo tornare in scena. Viso imbiancato e smorfia allegra sul mio viso.
Questo è il mio corpo.
Che lo spettacolo prosegua.
CLOWN
Diego Pasqualin per Matteo Lombardi